Non è semplice recensire un romanzo come I promessi sposi, e non solo per l’enorme mole di materiale che è stato pubblicato attorno a quest’opera, visto che sono stati condotti studi sul contesto storico in cui il romanzo è ambientato, sulle fonti a cui Manzoni ha attinto, sui personaggi, sul linguaggio usato.
Cosa dire di più su un romanzo perfetto come questo? I promessi sposi sono un’opera insuperabile, per tanti motivi. L’idea di base è tanto banale quanto funzionale: una coppia di fidanzati deve sposarsi e vede il matrimonio saltare.
Ma su questa idea di base Manzoni costruisce un capolavoro. È con quest’opera che nasce il genere del romanzo storico in Italia. Perché I promessi sposi è molto più di una semplice storia d’amore. Anzi, forse questa storia d’amore è solo il pretesto per raccontare una storia più vasta.
Attraverso una serie di impedimenti che ostacolano un matrimonio, Manzoni mette in campo personaggi ed eventi storici che hanno caratterizzato l’Italia del seicento.
Analizziamo i punti fondamentali del romanzo.
- Il matrimonio fra Renzo e Lucia salta a causa di Don Rodrigo e della sua scommessa. Ed ecco che Manzoni fa conoscere al lettore i prepotenti del XVII secolo, ecco che introduce i bravi, ecco che parla e mostra le gride, ossia i bandi pubblici che venivano, appunto, gridati. E dedica un capitolo all’avvocato Azzeccagarbugli, amico del potente Don Rodrigo.
- Don Abbondio è un ulteriore impedimento al matrimonio. Se ci fosse stato al suo posto Padre Cristoforo, non ci sarebbe stata storia. Ma Manzoni mette in campo una figura vigliacca ed egoista come Don Abbondio e questo espediente gli dà materiale da scrivere, come la discussione fra il reverendo e il Cardinale Federigo Borromeo, e migliora lo sviluppo della storia, perché stimola all’azione altri personaggi, ossia Renzo, Lucia e Agnese. Alla fine del romanzo Don Abbondio è ancora là che tituba, è ancora un impedimento, seppur piccolo, ridotto quasi all’osso.
- La rivolta del pane: un altro impedimento al matrimonio. Renzo si trova immischiato in qualcosa più grande di lui, viene arrestato, ma riesce a cavarsela per miracolo.
- La monaca di Monza: un altro impedimento al matrimonio. Lucia si ritrova tradita dalla monaca e viene rapita dall’Innominato. Riuscirà a cavarsela grazie alla redenzione dell’Innominato.
- La peste: il contagio, entrato con le bande alemanne nel milanese, travolge l’Italia del nord e ha un duplice effetto. Da una parte porta dolore, per tutte le vittime che causa, dall’altra salva Renzo dalla sua accusa, fa uscire di scena Don Rodrigo e pure i suoi bravi, fa riunire Renzo e Lucia, stimola, in un certo senso, una rinascita.
Quanta storia c’è in tutti questi impedimenti? Piccole, insignificanti vite, come quelle di Renzo e Lucia, si trovano invischiate nei giochi e nelle macchinazioni dei potenti, ne divengono anzi parte, contribuiscono a dar loro uno scopo – l’Innominato – o a sottolinearne quello che già avevano – Don Rodrigo.
E questi piccoli personaggi vengono trascinati dagli eventi del loro tempo, entrano in contatto con personaggi più grandi di loro, senza oltrepassare i propri confini. Sono anzi i grandi a superare quei confini, a rendersi più vicini al popolo.
I promessi sposi unisce in un amalgama perfetto le piccole storie di piccoli uomini con le grandi vite di grandi uomini.
Leggete I promessi sposi dopo aver finito la scuola – perché, diciamo la verità, a scuola NON si legge questo romanzo. Ricordo ancora i tanti capitoli saltati, le gride sorvolate. Non si può leggere un romanzo saltandone dei pezzi.
Fate passare qualche anno, in modo che abbiate dimenticato quanto l’avete odiato. Perché I promessi sposi è stato un romanzo che ho odiato fin dall’inizio. Soltanto leggere il nome di quella materia nell’orario scolastico del mio diario mi avviliva. Sapevo che sarebbe stata un’ora lunga, terribile, noiosa.
Ma dopo svariati anni, dopo tantissimi anni, ecco che l’ho comprato. E poi m’è venuta voglia di leggerlo. Così ho cominciato.
E m’è piaciuto subito, fin dall’inizio. E l’ho letto tutto, tutti i capitoli, ché non sono poi tanti, 38, gride comprese, ché non sono poi tante, anzi appena una manciata, e si leggono tranquillamente.
È semplice la lingua di Manzoni? Non saprei dirlo, di certo più libri avrete letto prima di leggere Manzoni e più vi sarà facile leggere Manzoni. A 15 anni, quando avevo letto un solo libro, non è stato per niente facile leggere qualche capitolo de I promessi sposi.
È interessante la storia? Sì, non c’è alcun dubbio su questo. Non pensatela come una storiella d’amore, ma come qualcosa di più grande e complesso.
Come un romanzo storico tutto italiano.
- I promessi sposi
di Alessandro Manzoni - Edizione Mondolibri su licenza Newton & Compton
- Illustrato da Francesco Gonin (illustrazioni dell’edizione del 1840)
- 604 pagine
- giugno 2005
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