Siamo in futuro non troppo lontano, in una Mosca in cui si muovono uomini e robot. Con questo romanzo Francesco Verso ci introduce in un caso di omicidi anomali, unendo la fantascienza al giallo, in un neo-noir, come viene definito nell’intervista a fine libro, in cui la verità non viene versata a piccole dosi, ma esplosa alla fine in tutta la sua drammatica e triste concretezza.
Lo stile dell’autore si addice alla narrazione. Non frasi secche, ma periodi ben costruiti, studiati, con il preciso intento di andare a fondo nell’animo umano e in quello dei robot. Tutto sembra muoversi da un’introspettiva che di volta in volta cambia punto di vista, così i vari Maya, Eva, Gankin e persino Angel ci offrono una loro visione del mondo e degli eventi che stanno vivendo.
Una storia narrata in terza e in prima persona contemporaneamente, dove la prima varia all’entrata in scena di un altro personaggio. Un racconto a più voci, quasi, che ci svela il futuro di un’umanità che ha trasformato il sesso, plasmandolo secondo l’immagine delle sue necessità più intime, togliendo ogni inibizione in funzione dei reali e più perversi bisogni.
In una recensione ho letto della sorpresa avuta per l’ambientazione geografica del romanzo: Mosca. Perché ambientare un romanzo di fantascienza proprio a Mosca? Mi chiedo, invece, perché no? Perché una storia di fantascienza deve necessariamente essere ambientata in America?
Nella fantascienza non possono esserci limiti geografici, perché è fantascienza tutto ciò che unisce la fantasia con la scienza e questi concetti non hanno né possono avere confini spaziali, semmai temporali.
Così come il tema dominante, il sesso, qui abilmente svelato e approfondito dall’autore, ribadisce quell’assenza di limiti che il genere deve avere.
L’unico appunto che faccio a Francesco Verso è la mancanza di note esplicative nella sua storia o quantomeno di approfondimenti per far capire al lettore, e non solo vagamente intuire, quei termini russi introdotti che, se da una parte non stonano ma rendono l’ambientazione più reale e credibile, dall’altra, in alcuni casi, possono lasciare in chi legge un senso di incompletezza. Parole come devochka modniki o skidki sono per noi sconosciute, per fare un esempio.
Per il resto leggete E-doll senza tenere conto di altre, tremende recensioni, che non hanno fatto altro che esagerare in commenti negativi. E-doll, o Il Fabbricante di sorrisi, introduce il dilemma sulla coscienza delle macchine: androidi in grado di soddisfare ogni desiderio umano fino a che punto possono spingersi? Se a loro è concesso simulare e imitare ogni reazione e emozione umana, può, deve, esser loro concessa ogni caratteristica della specie umana?
- e-Doll
di Francesco Verso - Urania 1552, Mondadori
- 304 pagine
- novembre 2009
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