Uno sconvolgente romanzo di fantascienza che, come al solito, il cinema non ha saputo omaggiare. Un incubo, forse dei peggiori, che soltanto attraverso la lettura può svelare davvero al lettore la sua giusta dimensione: quella della fine del mondo così come lo abbiamo conosciuto.
Anche l’ultimo film uscito, con Will Smith, ha soltanto il titolo in comune col capolavoro di Matheson. Una storia quasi completamente riscritta e riveduta, a cominciare dal personaggio stesso, e continuando con la sua ambientazione storica, il suo passato e la sua vita.
Matheson ci introduce con parole semplici ma efficaci in un futuro ricolmo di terrore, una sorta di apocalisse, in cui la sopravvivenza diviene una scommessa da vincere ogni giorno.
Lo stile cattura il lettore, una pagina dopo l’altra, perché Matheson sa introdurre lentamente nella storia, sa conquistare l’attenzione fornendo piccoli, ma essenziali dettagli che incuriosiscono e stimolano.
E i dettagli sono riservati maggiormente agli stati d’animo e alle sensazioni e emozioni del protagonista, alle sue abitudini e alle sue azioni. L’ambientazione geografica è appena accennata a tre strade di Los Angeles, così come anche le descrizioni di quel mondo del futuro sono affidate a poche, sporadiche scene.
Su tutto il romanzo, dunque, incombe il silenzio. Un silenzio interrotto dalle urla e dalla vita selvaggia e mortale che affiora nelle ore notturne. Il resto è appunto silenzio. C’è soltanto Robert Neville, con il suo presente ossessionato da un doloroso passato e minacciato da un incerto futuro. E ci sono le sue debolezze, esternate senza timore, che fanno di lui non un perdente, ma un uomo. L’ultimo.
E qui Matheson è stato maestro, perché con quel silenzio ha saputo ricreare alla perfezione un mondo senza più vita, senza più attività, che il cinema ha invece dovuto ricostruire con immagini catastrofiche.
Il Robert Neville di Matheson non è l’eroe di Francis Lawrence, non ha una fortezza, né un’istruzione per poter sopravvivere. E’ il vero disperato e il vero protagonista di una situazione disastrosa come quella che sta vivendo.
Io sono leggenda, come romanzo, va ben oltre quello che ci ha offerto la cinematografia: non solo per la figura di “eroe al naturale”, che è vero perché sta al di là della bellezza estetica voluta a forza dalla celluloide e dal pubblico, uomo comune più statisticamente probabile di una sorta di superuomo, ma per una trama più complessa di quella che i registi hanno saputo sfornare in una sceneggiatura.
Se l’inizio del romanzo ci sembra quasi leggero, poiché l’orrore ci viene dosato nelle giuste quantità, pagina dopo pagina l’intera storia ci appare in tutta la sua mostruosità. Il lettore diventa partecipe della disperazione di Neville, ma ancora non ha letto la fine, l’ultima, spaventosa parte che fa precipitare lettore e protagonista in un incubo peggiore, senza ritorno.
E che consacra Matheson e la sua opera come leggenda del fantastico.
- Io sono leggenda
di Richard Matheson (tit. orig. I am legend) - Mondadori
- settembre 1996
- 200 pagine
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