Qualcuno ha scritto che non è facile recensire un romanzo come Raimondo Mirabile, futurista. E ha ragione. In primo luogo perché, forse, non è facile nemmeno inserirlo in un preciso genere narrativo.
Il titolo è appositamente fuorviante e il perché si capirà soltanto alla fine della storia. Ma non sbirciate le ultime pagine, godetevi il romanzo dall’inizio alla fine, anche perché, se leggerete subito le ultime pagine, non capirete assolutamente nulla del libro.
A quale genere narrativo, dunque, associarlo? Si è parlato di fantascienza, ma per essere fantascienza propriamente detta il romanzo deve essere ambientato nel futuro, mentre qui siamo nel 1911.
È quindi un romanzo storico? No, perché la storia, nel nostro caso, è stata in parte modificata, alterata, contiene qualcosa che in realtà non si è verificato- ma ne siamo davvero sicuri?
Dunque siamo nel pieno della storia alternativa, o come viene chiamata più spesso oggi ucronia. Raimondo Mirabile, futurista potrebbe essere un romanzo ucronico. E, mi sbilancio a dire, condito anche di un pizzico di steampunk. Ma giusto un po’, per insaporirlo.
Il risvolto di copertina recita: Milano, 1911, sul promontorio estremo dei secoli. Ebbene, Raimondo Mirabile, futurista è forse un romanzo sul promontorio estremo dei generi narrativi. Una storia che lascia spazio ad altre storie. Un’avventura a colpi di astuzia e intelligenza. Ma soprattutto di volontà.
Un secolo e più prima, Vittorio Alfieri avrebbe detto “Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli”. Forse il nostro Raimondo aveva letto la sua lettera a Ranieri de’ Calsabigi. Chissà.
Adesso che lo abbiamo collocato in un genere letterario, o almeno adesso che ci abbiamo provato, passiamo allo stile di scrittura. Il romanzo è narrato in prima persona. A parlare è un maggiordomo, di quelli vecchio stampo. Il suo personaggio è ben caratterizzato, sembra quasi di vederlo.
Non è semplice caratterizzare un personaggio, quando questi è il narratore stesso. Ma dal suo linguaggio, dalle sue idee, dai suoi comportamenti, Gregorio Valli è una persona in carne e ossa nella storia. E si nota una profonda documentazione dietro le quinte.
Ma la documentazione fa sentire la sua presenza in ogni pagina del libro. Il linguaggio usato è molto curato, e tenendo conto che i dialoghi svolgono una parte quasi predominante nel romanzo, il lavoro è stato notevole.
Non pensate di leggere una storia di astronavi e alieni verdi. Qui è tutto più sottile e pericoloso. Invadente, forse, è il termine più adatto. E per il verde dei marziani non c’è posto. Ma per il giallo sì, quel colore scorrerà, eccome.
Tornando al linguaggio, il romanzo è ben scritto, anche se la frase “ben scritto” non significa davvero nulla. È scorrevole, è avvincente. C’è sorpresa e non solo suspense. L’autore sa scrivere e lo dimostra.
La trama potrebbe essere accostata a Visitors, anche se se ne discosta per particolari che non posso rivelare. Così come i due principali protagonisti, Raimondo Mirabile e il suo maggiordomo, mi hanno ricordato, non proprio nell’aspetto e nella professione, Sherlock Holmes e il suo fedele Watson.
È senza dubbio un romanzo che sorprende. E, come ho accennato all’inizio, già dal titolo. Il futurismo c’entra, la storia è ambientata proprio in quel periodo. Si parla di Marinetti, di D’Annunzio. È tutto storicamente vero. Tutto tranne la minaccia che piove dal buio stellare.
Ma ho già detto troppo.
- Raimondo Mirabile, futurista
di Graziano Versace - Edizioni XII
- 284 pagine
- 2010
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