Con questo volume termina la saga dedicata alla genesi di Shannara, iniziata con I figli di Armageddon e Gli Elfi di Cintra. Un capitolo conclusivo che dà il via ad altre saghe già scritte.
Il primo volume era incentrato maggiormente sulla distruzione della Terra e del mondo conosciuto, il secondo vedeva come protagonisti gli elfi, mentre in questo romanzo le vicende di uomini ed elfi si alternano, da una parte la missione del Cavaliere del Verbo Logan Tom e dall’altra la salvezza del popolo leggendario.
Il succo della trama resta invariato come per ogni altro romanzo fantasy: la ricerca di un talismano (le Pietre Magiche, il Loden ma anche Falco) e di qualcuno in grado di usarlo (Kirisin), aiutati da eroi loro malgrado (Logan Tom, Angela Perez).
Se l’idea di un mondo completamente diverso è buona- abbiamo appreso anni fa, nel primo romanzo La spada di Shannara, che quelle terre erano la conseguenza di una distruzione totale ad opera di una guerra- tuttavia il romanzo, e quindi l’intera trilogia, soffre, secondo me, di una “spiegazione logica”, doverosa in un romanzo che non è partito come un fantasy, ma piuttosto come fantascienza.
Il lettore si trova d’improvviso catapultato da un mondo apocalittico, che ci ricorda le vicende di Robert Neville nel romanzo Io sono leggenda di Richard Matheson, in cui le città sono popolate di mostri e reietti, ad un mondo magico, popolato da elfi e pietre miracolose.
C’è la mancanza, quindi, di un anello di congiunzione che tenga uniti gli episodi di pura- ma non troppo- fantascienza e quelli prettamente fantasy, che tenga bene in piedi l’intera storia.
Seppure la scorrevolezza del linguaggio e la struttura dei capitoli rendono comunque piacevole la lettura ed invoglino a continuarla, alcuni episodi appaiono però come forzati: la magia esiste e il lettore deve accettarla. Un discorso che funziona in un romanzo meramente fantasy, dove il lettore ne accetta ogni aspetto perché è insito, semanticamente legato, al concetto di fantasy.
Qui siamo in un romanzo che parte come fantascienza: la Terra semi distrutta da guerre atomiche e batteriologiche, che hanno dato origine a mutazioni e creato comunità isolate di uomini. Scene già viste in alcuni film del cinema americano (vale la pena ricordare Gli avventurieri del pianeta Terra con Yul Brinner).
In questo mondo, dove veicoli corazzati in grado di muoversi su ogni terreno ed armi da fuoco potenti sono la logica conseguenza di uno sviluppo tecnologico, vive una comunità di esseri che si sposta a piedi e combatte con spade ed archi, al sicuro in una sorta di riserva che ha il sapore di The Village, il bellissimo film di M. Night Shyamalan.
Inoltre l’inizio e la fine di questo ultimo romanzo sembrano appartenere ad un’altra storia, sono legati fra loro ma non al resto. Chi è Wills e perché la sua storia e la sua funzione non sono apparsi negli altri due romanzi? Una sorta di deus ex machina dagli opposti compiti: non deve risolvere una situazione a beneficio dei protagonisti, ma giustificare la futura sopravvivenza degli stessi.
E se gli elfi fossero stati la conseguenza di una contaminazione dell’ambiente e di una mutazione genetica? Se la magia fosse stata il risultato della diffusione delle radiazioni, stravolgendo così la natura umana e le normali leggi fisiche? Avrebbe funzionato meglio l’intera saga?
- La genesi di Shannara
di Terry Brooks (tit. or. Genesis of Shannara – The Gipsy Morph) - Mondadori
- 405 pagine
- febbraio 2009
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