Un giallo che impegna il commissario Montalbano, una storia che all’inizio non sembra portare all’epilogo che dissipa tutte le nebbie che l’hanno avvolta.
I gialli di Camilleri, ambientati nella città di Vigata e nelle altre attigue cittadine di pura invenzione dell’autore, sono storie di tutti i giorni, che hanno per protagonisti gente comune, di quella che possiamo incontrare durante la nostra esistenza.
Montalbano segue le sue indagini sempre allo stesso modo: lavorando con un suo metodo, portandosi il lavoro a casa, sbafandosi succulenti piatti di pesce alla sua trattoria preferita o in casa, cucinati da Adelina, la sua governante, bevendosi un caffè e digerendo i pasti con una bella passeggiata al molo o in riva al mare.
E questo giallo non è da meno. Specialmente per le varie fimmine che vi sono coinvolte, fimmine che nascondono misteriose verità, o pronte a fare del povero commissario, uomo d’un certo fascino ma fedele alla sua Livia, un animale da preda.
Montalbano riesce a districarsi bene fra i pericoli del gentil sesso, sebbene con qualche errore dovuto alla sua ingenua onestà.
Camilleri ci regala una storia che non si smette di leggere, piena di risvolti ed a tratti intricata, in cui vanno a confluire altre storie ed altri personaggi, nomi potenti ed oscuri traffici. Tutto, alla fine, è collegato. Simpatiche macchiette col buon Catarella sono piacevoli intermezzi in una storia di intrighi e sangue.
Con lo stile e la semplicità di sempre, con i testi in dialetto siciliano che ormai abbiamo imparato a comprendere, Camilleri ci svela un frammento alla volta dell’intera triste vicenda che ha visto coinvolti un informatore scientifico ed alcuni “distinti” politici, sullo sfondo di una Sicilia battuta dal sole, dove le notti, quelle di questa storia almeno, sono fiocamente illuminate da una luna di carta.
- La luna di carta
- Edizione Mondolibri su licenza Sellerio editore
- 270 pagine
- giugno 2008
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