Siamo al secondo episodio che vede un labrador, Randolph, risolvere misteri in una New York che nasconde segreti e potenze in gioco, nella particolare serie di gialli creata dalla penna di JF Englert. Un giallo fuori dal comune, inconsueto, forse improbabile, ma pur sempre godibile e ben scritto.
Non ci sono atmosfere alla Agatha Christie né abbiamo a che fare con la smisurata logica di uno Sherlock Holmes o di un Dupin. Englert non vuol certo imitare i grandi Conan Doyle e Poe, anche se sono suoi indiscutibili maestri.
Englert ha lanciato, forse inconsapevolmente, una sfida: un giallo può muoversi fuori dai rigidi binari del suo genere, può prendersi delle piccole libertà, può- e secondo me deve– diversificarsi. Forse l’era dei grandi detective è finita. Forse la figura dell’antieroe introdotta da Poe è la soluzione ideale per offrire al pubblico un prodotto diverso. Forse questo antieroe può anche non essere umano.
Ed ecco apparire un labrador senziente, che ama la letteratura e può risolvere, grazie al suo infallibile fiuto, i misteri che si celano dietro odori e comportamenti. Sì, Englert ha personificato e trascritto letteralmente il fiuto del grande detective, plasmandolo nell’unica forma possibile: quella di un cane.
Randolph, in questo romanzo, non ha nulla di diplomatico. Il succo della storia è contenuto nel titolo originale, A dog among diplomats, “Un cane fra diplomatici”. È questo che accade. Un’ambientazione totalmente differente dalla precedente.
La particolarità di questi gialli è che sono storie nelle storie. La scomparsa di Imogen è l’elemento portante, a cui si affiancano altri piccoli episodi che sembrano essere staccati dal principale, ma ne sono solo la conseguenza.
In questo nuovo episodio il lettore conoscerà altri dettagli di quella scomparsa, fino ad avere in mano altri pezzi del grande puzzle che ha cominciato a costruire col primo romanzo. Perché non si tratta di semplici gialli, ma di una sorta di diario, un diario non scritto da Randolph, un diario che fa luce volta per volta su qualcosa che è troppo grande per essere pronunciato.
E come tutti i diari la storia non finisce. Non c’è una parola fine. Il giallo è solo parzialmente risolto. La storia continua. Randolph dovrà correre ancora, affannarsi per comunicare alla maniera degli umani.
E lo farà andando al mare. A dog at sea, tradotto in Italia col titolo “Randolph, una vacanza da cane”, è già pronto per essere letto.
- Randolph. Un cane molto diplomatico
di J.F. Englert (tit. orig. A dog among diplomats) - Garzanti
- novembre 2008
- 238 pagine
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