Non so perché sia stato sottotitolato in italiano “Una fiaba apocalittica”. Non ha nulla della fiaba e non si parla di nessuna apocalisse, tranne quella prettamente umana. Questo romanzo di Cormac McCarthy è un’altra tremenda storia, che racconta l’uomo nella sua più cupa debolezza.
Il buio fuori è un titolo giusto, perché nel romanzo possiamo assistere a due distinte scene: l’azione dei personaggi e il buio che li attende, fuori, oltre la loro portata, dietro l’angolo, alla fine della strada o soltanto fuori la porta di casa.
È difficile assegnare questa storia a un genere narrativo. Penso che i romanzi di Cormac McCarthy non siano ascrivibili a una precisa categoria letteraria, creata dall’uomo per definire un ordine che, in letteratura, non ha forse mai avuto ragion di esistere.
Il buio fuori ricorda vagamente La strada, perché anche qui c’è una strada da percorrere. Anche qui c’è la solitudine e c’è il pericolo. C’è un mondo creato nella polvere e nel male, popolato da gente che nasconde una follia che è la follia umana, quella scolpita dalla crudezza della vita, dalla povertà, dalla sofferenza.
Nel romanzo c’è un intreccio di storie delineato alla perfezione. Personaggi che prima percorrono la propria strada, separatamente, come pezzi di un puzzle sparsi sul pavimento. Poi tutto torna a posto, si incastra e trova una sua ragione.
Il bello delle storie di McCarthy è che mette in campo gente comune, quella che potresti incontrare per strada e passa inosservata, ma che cela una sua storia, terribile e malinconica. E tu potresti non conoscere mai la storia di quella gente, se non ci fossero scrittori come McCarthy a raccontarla.
Questa è la storia di Culla Holme, strano e curioso nome per un uomo, tanto che all’inizio non capivo che fosse il nome di una persona, quando la donna, Rinthy, sua sorella, lo chiamava. È la storia del calderaio, altro curioso personaggio, che cammina sferragliando per le strade polverose di un mondo vuoto. È poi la storia di tre uomini che vagano come spettri del male per quel mondo.
Ognuno di questi personaggi ha qualcosa da raccontare. È una storia di dolore, forse anonima, tanto che ad alcuni di loro l’autore non ha dato un nome. È una storia che fa pensare e che, come le altre storie narrate da McCarthy, lascia il segno in chi le legge.
Il buio fuori ci parla dell’assoluta incertezza della vita. Ci parla del destino come insieme di casuali eventi che, concatenandosi fra loro, scrivono la vita dell’uomo e ne decretano il futuro. Ci parla soprattutto dell’uomo, della sua fragilità come innocente debolezza e come arma del male.
- Il buio fuori di Cormac McCarthy (tit. orig. Outer Dark)
- Einaudi
- 208 pagine
- 2008
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