La barca senza porto è un romanzo tratto da una storia vera, ispirato alla giovane autrice Lara Kant, alla sua prima pubblicazione, da una persona conosciuta in uno dei suoi viaggi.
Una storia particolare, narrata in prima persona come una sorta di diario. Il racconto di una vita, dove la prima narratrice ci introduce nelle vicende di Emma, a cui poi lascia la parola, la narrazione che sfuma dall’una all’altra, passando dal dialogo a voce narrante.
E il lettore non si accorge nemmeno di questo passaggio del testimone, la consecutio è perfetta, sfumata come il passaggio fra la notte e il giorno. Entriamo così nella vita privata di Emma, fragile bambina di un orfanotrofio, la vediamo diventare donna precocemente, la vediamo soffrire e rialzarsi, partire e far ritorno.
Seguiamo, fra le onde di una vita forse predestinata, quella barca che si spinge in mare aperto, in cerca di un porto cui approdare. Emma cercherà lontano quel porto, tutta la sua vita, come un’anima inquieta.
E il romanzo scorre via come la vita di Emma, veloce e deciso. Al termine della lettura resterà solo il vuoto, un vuoto da colmare coi ricordi, l’unica ancora di salvezza a cui appigliarsi.
L’autrice non nasconde al lettore la parte più cruda della vita di Emma, quella dello stupro avvenuto all’età di 13 anni. Una scelta che ha fatto discutere. In quei dettagli raccapriccianti Lara Kant ci svela non solo la sincerità e la spontaneità di un’autrice, ma restituisce al dolore la stessa misura del dolore. Forse, ponendolo nella sua dimensione, lo stupro assume la giusta forma, non più narrato col distacco della notizia ma vissuto realmente in prima persona.
Romanzo ben scritto, struggente e a tratti commovente, ci mostra i lati oscuri del destino, ci mostra la sofferenza umana in tutta la sua crudezza. Ma ci offre anche un insegnamento: dalle ceneri del dolore, come un’araba fenice, si può risorgere, si può ritrovare il sorriso e la voglia di vivere.
- La barca senza porto
di Lara Kant - 102 pagine
- Giraldi editore
- 2007
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