Little house in the Big Woods è il primo romanzo della scrittrice Laura Ingalls, a cui si ispirò la serie televisiva arrivata in Italia col titolo Quella casa nella prateria. In realtà qui siamo appunto nei Big Woods, una zona boscosa del Wisconsin, e non ancora nella prateria.
Il romanzo parla in terza persona, ma il protagonista è la piccola Laura, come se la scrittrice avesse voluto scindere la parte di lei che appartiene ai ricordi dalla realtà. È la storia in cui cominciano i ricordi, quindi, un fermo immagine a decine di anni prima, un richiamo alla memoria dei tempi che furono.
Scritto quasi come un diario, Little house in the Big Woods si snoda attraverso i momenti più salienti della vita all’interno della piccola casa di tronchi ai margini della foresta, là dove, per quanto potesse guardare la piccola Laura, non si scorgevano case, ma soltanto alberi.
Pieno di dettagli, il romanzo è anche un prezioso documento storico che ci fa conoscere appieno come si svolgeva la vita a quel tempo. Siamo attorno al 1870, al tempo dei pionieri, quando il formaggio si faceva in casa, come anche lo zucchero, quando chi viveva in quelle terre sperdute doveva procacciarsi il cibo da sé con la caccia e con le poche risorse che possedeva.
Il tutto è visto e narrato attraverso gli occhi di Laura, è lei il punto focale, è lei che accompagna per mano il lettore nei giorni della sua vita spensierata. Dal testo capiamo inoltre il suo forte attaccamento per il padre, che svolge un ruolo determinante e pieno così nel romanzo come nella vita.
Gli altri personaggi appaiono quasi marginali. Carrie è troppo piccola per avere un peso nella storia. Mary ha dei bellissimi capelli, a differenza di quelli di Laura, e questo si riflette in un certo senso nel romanzo, le vediamo giocare insieme, aiutare la madre insieme, ma la presenza di Laura adombra quella della sorella maggiore. La mamma è con lei tutto il giorno, ma si sente quanto Laura sia felice quando il padre rincasa, nonostante fosse un padre severo.
Lo stile è semplice, ma velato da un’ombra di malinconia. Il romanzo scorre, scritto in un inglese semplice e comprensibile. Non esiste una vera suddivisione in capitoli, piuttosto in momenti: l’inverno, il Natale, l’estate, il raccolto, il viaggio in città e così via.
Ma non ha soltanto un valore storico questo romanzo, ne possiede anche un altro, incalcolabile. È un omaggio alla vita vissuta in modo naturale, senza la frenesia di oggi, senza la tecnologia del mondo odierno, senza l’esorbitante numero di oggetti di cui oggi ci circondiamo. A quel tempo si viveva con poco, veramente poco, e Laura, alla fine della storia, ci fa capire quanto fosse grande e prezioso quel poco.
- Little House in the Big Woods
di Laura Ingalls Wilder - Harper Collins
- 1971
- 244 pagine
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