Il sapore delle atmosfere gotiche in questo piccolo volume che racchiude tre racconti anonimi scritti fra la fine del ‘700 e la prima metà dell’800.
Sono brevi storie: le prime due, Il ragno nero e La danza dei morti, ci ricordano delle favole, favole senza lieto fine, mentre l’ultima, Il sudario di ferro, che chiude il libro, non ha quest’impronta favolistica, ma è imperniata su un orrore che nasce pian piano.
Se nei primi due racconti prevale il soprannaturale come elemento fondamentale dell’intera storia, assimilabile quindi a una sorta di fiaba oscura, cupa, nell’ultimo non c’è nulla di ultraterreno, ma, come le oscure storie di Edgar Allan Poe, questa è probabile.
Il ragno nero
Questo racconto è attribuibile al 1798. Una sorta di favola che ci ricorda Le mille e una notte e più precisamente la storia del genio della lampada.
Ma in questa storia non c’è nulla di buono nelle intenzioni del “genio”. La figura del ragno nero è l’incarnazione del male, di un male che viene alimentato dalla cupidigia e dall’egoismo dell’uomo.
La danza dei morti
Racconto del 1802. Come nel precedente siamo di fronte a una storia dove la componente soprannaturale conferisce al racconto un’atmosfera da favola.
Alcune situazioni, come proprio quella che dà il titolo al racconto, la danza di morti usciti dalle tombe, ci ricordano una storia di Clemens Brentano, in quelle meravigliose fiabe del Reno che scrisse verso il 1814.
Il sudario di ferro
Questo racconto, del 1832, è invece differente dai precedenti proposti. L’intera vicenda è una sorta di muto monologo del protagonista, non vi sono altri personaggi. L’intera storia è reale, non c’è nulla di fantastico.
E’ stato scritto che questo racconto ha dato a Poe l’idea per costruire il celebre Il Pozzo e il pendolo. Senza dubbio vi sono delle similitudini fra le due storie, elementi in comune: la prigionia, una demoniaca macchina creata per dare la morte, l’orrore che lentamente cresce man mano che il lettore legge.
Ma qui, ne Il sudario di ferro, c’è un finale diverso, che non anticiperò. Se Poe ha voluto, stranamente, essere magnanimo col suo personaggio, l’anonimo scrittore di questo racconto ha preferito un’altra soluzione.
- Danza Macabra di Anonimi Gotici
- Solfanelli Editore
- 88 pagine
- settembre 1991
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