Come tutti i romanzi storici che ha scritto, Bernard Cornwell non tradisce neanche ora le aspettative dei suoi lettori. Un ritorno al medioevo, ma al di fuori di trilogie che rendono la fine di una storia lunga e l’attesa snervante.
Tornano le guerre fra gli inglesi e i francesi, un pezzo della storia dell’Età oscura caro all’autore. Questa volta Cornwell dedica il suo romanzo agli arcieri, ai loro formidabili archi e alle loro frecce letali.
Siamo ai tempi di Enrico V, nel 1413, e nella storia si muove Nicholas Hook, arciere, personaggio realmente presente nelle vicende narrate nel libro.
La scrittura di Cornwell è sempre appassionante. Già dall’inizio il romanzo riesce a catturare il lettore, che non può non seguire tutte le vicissitudini che portano Hook verso una sanguinosa guerra lontano dalla sua patria.
L’abilità dell’autore non sta solo nel saper costruire con maestria e documentazione storica i suoi romanzi, ma nel creare personaggi credibili e dialoghi reali, nel descrivere con passione e dettaglio la cruda realtà delle battaglie dell’epoca.
Come un artista, Cornwell sa dipingere alla perfezione il male umano e chi lo incarna, riesce a bilanciare l’immagine della società del tempo, assegnando il giusto peso alla fiera nobiltà e all’umile popolo.
Sa quali sono i ruoli dei suoi personaggi e li fa recitare al momento opportuno. Sa come ritrarre l’ambiente in cui si muovono e come riprodurre suoni, rumori, odori al punto che sembra di vivere le scene che descrive.
Ogni personaggio è ben caratterizzato, ha la sua parte da recitare e sa recitarla fino in fondo. Tutta la storia procede spedita, senza noia, senza interruzioni, in un flusso di parole che scorre dalla prima all’ultima pagina regalando al lettore un romanzo epico, che si snoda fra realtà storica e finzione letteraria in un realismo perfetto.
- L’arciere di Azincourt
di Bernard Cornwell (tit. orig. Azincourt) - Longanesi
- 450 pagine
- gennaio 2010
Speak Your Mind