Storia di una donna bellissima, virtuosa, colta e poliedrica; fatta a pezzi dal clero di Alessandria per appagare l’orgoglio, l’invidia e la crudeltà del suo Arcivescovo, comunemente conosciuto, ma immeritatamente reso santo, Cirillo
[…] perché le donne non hanno certo pochi motivi per stimare se stesse, e ciò perché è esistita una donna così poliedrica e senza il minimo difetto […], che gli uomini devono vergognarsi.
Questa storia fa parte di un’opera più grande, il Tetradymus, che Toland, irlandese, pubblicò nel 1720. Appare pubblicata in italiano per la prima volta quest’anno e non a caso, ovviamente, con l’uscita del film nel nostro paese.
Siamo ad Alessandria d’Egitto a cavallo fra il IV e il V secolo, siamo nella Biblioteca di Alessandria, siamo in un’epoca in cui si fa strada con la forza e coi crimini una religione destinata a far scomparire il Paganesimo: il Cristianesimo.
Toland, in questo breve trattato, ripercorre la vita di Ipazia attraverso la storia dell’epoca e le testimonianze sui fatti avvenuti in quel periodo: dalle intolleranze religiose alla distruzione della Biblioteca, alla volontà del clero di manipolare le autorità e di sostituirsi a esse.
Sebbene scritto quasi tre secoli fa, il testo di Toland appare fresco e, in un certo senso, anche attuale. Si avvale di documenti storici e lettere. Si serve persino di Socrate, che egli chiama onesto, e attraverso le sue parole ci offre i dettagli della barbara uccisione di Ipazia:
… la buttarono giù dal suo seggio; la fecero precipitare verso la chiesa dedicata a Cesare, e denudandola selvaggiamente, la uccisero a colpi di mattoni. Poi la fecero a pezzi, trasportandone gli arti in un posto chiamato Cinaron, dove la bruciarono fino a ridurla in cenere.
Toland riesce a dare la giusta dimensione a Ipazia, non elevandola a una grandezza superiore a molti personaggi del suo tempo, né restituendola a quella grandezza, poiché nessuno avrebbe potuto toglierla, bensì dichiarandola grande, come filosofa e scienziata ma anche come donna, in base alla storia e alla verità.
E da questo scritto capiamo soprattutto una cosa: la sconfitta del clero. Se da una parte c’è stata l’intenzione di distruggere il sapere e la conoscenza con l’arma più potente di tutte, l’ignoranza, che da Ipazia non ha saputo trarre benefici ma solo invidia, dall’altra, con quella barbara uccisione e con l’oltraggio delle sue spoglie, Ipazia è stata invece consacrata a icona.
Con la distruzione della sua bellezza e il suo sapere ridotto al silenzio, la bellezza di Ipazia viene ancora oggi ricordata, dopo 1600 anni, e dopo 1600 anni la sua saggezza è ancora in pieno vigore. Cosa che non si può dire dei suoi assassini.
- Ipazia
di John Toland (tit. orig. Hypatia or the History of a most beautiful, most virtuous, most learned and in every way accomplished Lady, who was torn to pieces by the Clergy of Alexandria to gratify the pride, emulation and cruelty of the Archbishop commonly but undeservedly titled St. Cyril) - Editrice Clinamen
- 48 pagine
- febbraio 2010
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