Un alter ego che ritorna, dagli incubi di Montebuio. Uno scrittore che nell’opera precedente di Arona abbiamo conosciuto da ragazzetto e da adulto. L’estate di Montebuio ci svela molto di lui e Malapunta ne rappresenta una delle opere.
Ma qui non c’è Perdinka, c’è solo Arona e c’è il suo orrore scientifico. Perché il Male va indagato coi giusti mezzi e Danilo Arona, in Malapunta, ne segue le tracce sin dal tempo dei Romani.
Meno complesso de L’estate di Montebuio, Malapunta colpisce per la sua scorrevolezza e un taglio narrativo originale e variegato. Una storia in tre atti, per un romanzo che presenta intrecci funzionali, tasselli che alla fine vanno tutti al loro posto.
Ancora una volta Danilo Arona esce dagli schemi, si pone al di fuori dei classicismi, per offrire un libro che può essere letto da vari punti di vista. Perché una volta finito, non si può fare a meno di chiedersi che cosa sia realmente accaduto, che cosa sia stato reale nella vicenda e che cosa, invece, frutto della propria immaginazione.
Meno complesso, sì, ma forse più ragionato de L’estate di Montebuio, perché man mano che leggi ti meravigli che tutto alla fine combaci – e troppe saranno le coincidenze nel romanzo! – ti chiedi come creare una storia così folle e strana.
Malapunta combina i temi classici dell’isola dimenticata come ultimo e unico approdo per esperimenti straordinari – The Island of Doctor Moreau di Wells e The Monster Men di Burroughs ne sono un fin troppo chiaro esempio – e le più avveniristiche idee introdotte dal film Inception di Christopher Nolan.
Ma questo romanzo non è un classico e non siamo al cinema. Questo è Malapunta e questo è Danilo Arona. È un horror che mescola storia e attualità, che prende dalla scienza e dalla filosofia, che non si lascia guidare da alcuna regola, ma solo dalla fantasia dell’autore.
La storia, quindi, appare ben strutturata, accurata. Si nota la profonda documentazione che l’ha preceduta – è impossibile scrivere una storia come Malapunta senza essersi documentati sui più svariati argomenti.
Perché Malapunta tocca parecchi temi, come ho già accennato: dalla storia antica, condita da folclore e mitologia, alla scienza, dall’attualità nostrana ed estera all’eros più piccante.
Danilo Arona dimostra di sapersi muovere nei posti più impensati, lo troviamo a suo agio sull’isola così come nelle fogne di una città in degrado, in mezzo al mare e nello spazio soffocante di un ufficio.
Uno stile, il suo, che non si rivela pesante né ridondante, uno stile che non vuole stupire, pulito, che punta dritto a dare al lettore la verità del momento, per quanto impossibile e orribile possa essere. Si legge con piacere, non stanca, perché lo scrittore dimostra ancora una volta la sua padronanza del linguaggio.
Malapunta ha il giusto ritmo, né incalzante né lento: non leggiamo con ansia, ma con voglia di conoscenza. Non leggiamo annoiandoci, ma spinti a continuare, pagina dopo pagina, fino all’epilogo, magistrale, poetico ed evocativo quanto basta.
- Malapunta di Morgan Perdinka
- A cura di Danilo Arona
- Edizioni XII
- 354 pagine
- luglio 2011
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