Un libro ai margini del campo visivo della letteratura, là dove si muovono come ombre fugaci più generi letterari, là dove non esistono confini ben marcati, là dove dolore e angoscia si mescolano a fantasia e immaginazione.
Nicola Lombardi ha scritto un romanzo straordinario, riuscendo a stillare dramma da ogni parola. Ogni sua frase, ogni suo periodo è una tagliente descrizione che si snoda fra realtà e metafora, affondando il lettore sempre più nel mistero di una vicenda che assume pagina dopo pagina la dimensione di un orrore troppo grande per essere compreso.
C’è una muta convivenza di più generi letterari, diluiti uno nell’altro. Sono tre ingredienti che insieme formano un capolavoro di stile e di scrittura. Nessuno può essere preso a sé stante, ma ognuno assieme agli altri, come fili di ragnatela, contribuisce a creare la storia, piena, densa, cupa e tragica.
I ragni zingari come romanzo storico
All’indomani di quella tragica data dell’8 settembre 1943… Nicola Lombardi mette in scena il caos in cui l’Italia, i suoi soldati, la sua gente si sono ritrovati dopo l’armistizio. E lo fa con una lucida analisi dei fatti, narrati dai suoi protagonisti.
È qui l’orrore primo che I ragni zingari mostrano al lettore, è questo l’orrore che avvolge con la sua ombra l’intera vicenda di Michele e della sua famiglia e del paese in cui fa ritorno.
I ragni zingari come romanzo drammatico
Dal dramma della guerra Nicola Lombardi passa al dramma e alla tragedia che ha colpito la famiglia di Michele. Non c’è pausa al dolore, non si può dare tregua alla confusione e alle ferite del soldato che ritorna.
Un continuum che accresce nel lettore l’ansia per qualcosa a cui ancora non può dare un nome, che fa nascere in lui un senso di urgenza, che non lascia spazio al riposo, come volesse costringerlo a un’apnea di paura e angoscia.
I ragni zingari come romanzo horror
E accanto a tutto, ai margini di tutto, anzi, c’è la leggenda, c’è la storia dei ragni zingari, c’è la paura per il mistero, che a ritroso fa tornare bambini, al tempo in cui gli adulti narravano di oscure presenze e immaginarie creature per spaventare i piccoli.
I ragni sono là, escono all’improvviso dal loro mondo, zampettando sulle vite degli uomini, muti, silenziose presenze che sfuggono alla comprensione, quasi invisibili, se non come fuggevoli ombre catturate dalla coda dell’occhio.
Tutto questo è I ragni zingari di Nicola Lombardi. Una realtà amara e orribile, che ha il suo completamento e la sua fine in quella parallela, attraverso uno specchio in cui tutto sembra assumere una sua logica, in cui tutto sembra collegarsi al suo inizio. Come un serpente che morde la sua coda. Non ha inizio né fine, ma è solo un anello di sofferenza.
- I Ragni Zingari
di Nicola Lombardi - Edizioni XII
- 2010
- 145 pagine
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