Non posso fare a meno di segnalare un post, ritrovato per puro caso.
Per la maggior parte della gente i libri non sono altro che soprammobili di carta. Per la minor parte della gente, invece, al di là del piacere della lettura, sono un grandissimo problema. Dove metterli? Come metterli? Perché metterli in un modo piuttosto che nell’altro? La libreria – nel senso di biblioteca personale – oltre alla distruzione di un reddito, è una perenne condanna. Quando si supera la soglia dei 10mila volumi (cifra al di sotto della quale bastano due scaffali dell’Ikea, quel tanto che basta per mettere a prender polvere l’Enciclopedia “I Quindici”, due Simenon spaiati, il Marcovaldo di Calvino e tre Camilleri), sistemare la libreria diventa un’arte: bisogna esserci portati. Heinrich Mann diceva che una casa senza libri è come una stanza senza finestre. Con troppi, però, si rischia di rimanere all’addiaccio. Fermo restando che la questione principale è lo spazio – senza il quale la cultura è nulla – ordinare una libreria è come costruire un giardino all’italiana. Occorrono armonia, del genio e regole rigorose, materiali e intellettuali. Altrimenti un libro come il Montesquieu di Jean Starobinski non si sa più dove collocarlo: nella francesistica, tra le opere di Filosofia, nella sezione di Storia delle idee o nel ripiano riservato ai titoli di autori svizzeri di lingua francese?
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